"Archeosculture" è il lemma con il quale la scultrice Bernarda Visentini ha denominato la propria complessa ricerca artistica, fondata su una commistione tra i linguaggi contemporanei cui, naturalmente afferisce, ed uno studio profondo del codex archeologico e primitivo della lavorazione della pietra e della materia, attuando una fusione da sempre apprezzata dai più alti vertici dell’Arte, in Italia e all’estero… La ricerca della Visentini, dunque, definisce e segna i mutamenti e le svolte che spesso le urgenze creative hanno apportato alla lavorazione della materia ed al linguaggio scultoreo, in una sorta di imperitura competizione. Ciò che, però, l’artista ha deciso di recuperare è un rapporto con la primigenia creativa, con un rimando al passato ed un dialogo profondo con esso, talvolta volutamente abbandonato e cancellato. Un ritorno alle origini, un richiamo alla primordialità di certi archetipi che emergono dalle profondità di recondite memorie, di spire entro cui sostano iconografie e tematiche che, ciclicamente, tornano in auge perché facenti parte di un complesso sistema che si lega ai processi esistenziali della nostra civiltà… Il suo linguaggio giunge, per studio e indagine profonda, da quello derivato dalla sua esperienza d’analisi di siti archeologici e trova riscontro in una personale interiorizzazione che si svela nel reale odierno e coevo che si traducono in una essenza sintetica del rapporto tra uomo e cosmo, tra creato e vita… Tutto quello che è superfluo è abbandonato dalla Visentini, in direzione di una essenzialità capace di recar con sé un afflato altro, una tensione evolutiva che si lega strettamente alle origini per farne dono a chi, oggi, è in grado di apprezzarne la ricchezza espressiva. La sua ricerca, inserita in molti studi di arte contemporanea, si fissa, o meglio, prende avvio dalla ampiezza dell’espressione totemica, dalla purezza della materia che genera una continua esperienza identitaria. In esso il realismo moderno, la mimesis, non trovano appiglio, piuttosto v’è una protesta, un ripensamento dei modelli, una nuova codifica grammaticale; quest’ultima si pone, poi, in foggia di nuova oggettività, differente ed altera, seppur carica di infinite valenze mai turbate, mai conclusesi. Bernarda Visentini, dunque, vira verso una sorta di delegittimazione - non da intendersi in maniera negativa – verso una riappropriazione di quella simbologia magica che racchiude in sè quel sentimento panico che ha origine in un animismo fondato da antichi rituali. Lo scolpire stesso si trasforma in una nuova sorta di sacralità, di rito perpetuo che la scultrice genera, ricollocandosi, Ella stessa, quale medium di un dialogo antichissimo."

dott. Galdenzi G. - dott. Dudine R. in "Arte a Palazzo", luglio 2018 - Bologna