"Bernarda Visentini realizza dagli anni Ottanta sculture che rivelano e combinano il suo amore per l'Archeologia e per la Storia dell'arte. Apprezzata in entrambi i settori, come testimoniano le critiche positive raccolte nel corso degli anni, l'artista ha partecipato a molte mostre sia in Italia che all'estero, tra le quali possiamo ricordare: "La Grande Madre Terra ed il suo Mondo" a Udine (2013), "Espozione Triennale di Arti Visive a Roma" (2014), "Nel Grembo dell'Antica Madre Terra" a Gubbio (2015) e molte altre ancora. Tra i numerosi premi e riconoscimenti ricevuti, spicca la nomina ad Accademico di Merito dell'Accademia de' i 500 per le Arti Scienza e Cultura di Roma, assegnatale per l'importante ruolo svolto nel mondo artistico e culturale italiano.

I soggetti delle sculture di Visentini, molteplici e diversi tra loro, sono accumunati da una fondamentale caratteristica: fanno tutti riferimento al nostro lontanissimo passato e alle origini dei fenomeni artistici. Per svelare agli osservatori le loro caratteristiche, l'artista ha raccolto i suoi lavori sotto l'etichetta di "archeosculture", ossia sculture con sembianze vetuste ed antiche. La valenza di questo procedimento di catalogazione aumenta la sua portata se si considera l'intenso studio che Bernarda Visentini ha dedicato e continua a dedicare alle pitture rupestri e alle rare rimanenze scultoree dell'età preistorica. Tra i filoni indagati dall'artista assume particolare importanza quello rivolto alla sacralità femminile e all'antica Dea Madre, modellata dall'artista attraverso forme morbide ed abbondanti simili a quelle delle statuette votive primitive ma, allo stesso tempo, rinnovate tramite un linguaggio debitore delle avanguardie novecentesche. Un esempio della capacità compendiaria esercitata sulle forme da Visentini è "Estrema sintesi". La scultura si presenta come un blocco di cemento e terre posto in verticale e la scelta dei materiali è assai curiosa. L'applicazione del cemento leggero alla pratica artistica è infatti desueta ma l'Unione con le terre rende la scultura elegante e sobria. La polarità dei colori del materiale ben si coniuga all'essenzialità e sinteticità delle forme che si stagliano nello spazio come antichi monoliti infissi nel terreno. Proprio come talvolta si ravvisa negli antichi menhir, questa scultura presenta dei motivi invisi dall'aspetto fortemente stilizzato. Possiamo intravedere un animale simile ad un pesce posto sopra ad una serie di linee leggermente oblique che rincorrono in tutta la parte realizzata in calcestruzzo. I segmenti delle linee si collocano in due file, separate da un corridoio che rimane vuoto, se non per la presenza di due serpenti stilizzati, posti oltre la curvatura della scultura. Tra la parte scura e quella chiara dell'opera si insinua una fenditura che corre lungo parti più scure dell'opera presentano una superficie mossa e scanalata, coperta da incisioni rapide e verticali che paiono graffi di animali selvatici. È difficile immaginare che funzionalità avessero gli antichi menhir ed in tal senso gli studi scientifici non sono ancora giunti ad una conclusione convincente. Ciò che è palese è il fascino che queste preistoriche rovine esercitano ai nostri occhi, anche per via dei misteri che le avvolgono e per le loro possibili implicazioni in antichi e dimenticati rituali. Attraverso la limpidità delle forme di "Estrema sintesi" Bernarda Visentini sembra voler recuperare l'essenza dei significati archetipici di queste prime forme artistiche. Conducendo un lavoro quasi filologico di riscoperta delle forme primigenie del fare artistico, l'artista delinea e percorre un sentiero di ritorno all'origine che incontra un grande interesse. La riappropriazione e l'attuazione delle forme del passato diventa così lo strumento per costruire una nuova arte, quella di un futuro che corre su binari circolari: un futuro di eterno ritorno. "

dott. Pieralice Stefania - Critica d’arte, in “Estetica Paradisiaca”, 2016 - Roma